L’assunzione di pesce e rischio di fibrillazione atriale
L’assunzione di pesce grasso ricco in acidi grassi N-3 riduce il rischio di fibrillazione atriale.
Uno studio prospettico ha valutato la dieta di 4.815 adulti di età uguale o superiore ai 65 anni.
L’assunzione di tonno e di altri pesci alla griglia o bolliti è correlata alla presenza nel plasma di acidi grassi N-3 a lunga catena fosfolipidica, a differenza del consumo di pesce fritto.
Nel corso di 12 anni di follow-up, sono stati diagnosticati 980 casi di fibrillazione atriale.
All’analisi multivariata, il consumo di tonno o di altro pesce bollito o alla griglia, è risultato inversamente associato all’incidenza di fibrillazione atriale, con un rischio ridotto del 28% dopo assunzione di pesce da 1 a 4 volte alla settimana ( HR = 0,72; p = 0,005 ) e del 31% dopo assunzione 5 volte alla settimana o più ( HR = 0,69; p = 0,008 ).
Tra le persone anziane, il consumo di tonno o di altro pesce bollito o alla griglia, ma non il pesce fritto, è risultato associato ad una minore incidenza di fibrillazione atriale. ( Xagena2004 )
Mozaffarian D et al, Circulation, 2004; Published online before print
Cardio2004
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